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Mafia Capitale, Massimo Fini: “La mafia si dovrebbe indignare. Ci salverà solo una rivolta di tipo tunisino”

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massimofini.jpgLa stretta di Renzi sulla corruzione? “Solo fumo. L’arrosto è che votano per impedire ai magistrati di usare le intercettazioni contro i loro senatori”. Massimo Fini, intervistato da IntelligoNews, non crede ai nuovi provvedimenti con cui il presidente del Consiglio intende combattere il malaffare. E sull’inchiesta di Roma dice: “La mafia deve indignarsi per il fatto di essere appaiata a questa banda di scalzacani”.

Fini, ha visto che Renzi sta inasprendo le pene per i reati legati alla corruzione? Si tratta di provvedimenti utili?

«No. E per una semplice ragione. Qualche giorno fa, mentre Renzi gridava allo scandalo per l’inchiesta su Mafia Capitale, al Senato è stata respinta l’autorizzazione chiesta dai magistrati per poter utilizzare intercettazioni relative a due parlamentari, uno dei quali del Pd. Credo che l’arrosto conti più del fumo».

Nelle nuove norme volute da Renzi c’è solo fumo, quindi?

«Il problema fondamentale, in Italia, è la lunghezza dei processi e la politica ha fatto di tutto per allungarli ancora di più…».

La Lega sottolinea anche la contraddizione di pubblicizzare la stretta contro i corrotti quando pochi giorni fa si è dato il via alla depenalizzazione di una serie di reati. È davvero un controsenso?

«Non c’è dubbio. La Lega dice in termini politici esattamente quello che stavo sostenendo io».

Su Mafia Capitale in generale che idea si è fatto?

«È una inchiesta che non dice nulla di nuovo, sappiamo bene che tutta Italia è governata non dagli amministratori formali ma da una qualche Banda della Magliana. Io lo dico da almeno 30 anni per esempio. Oggi, poi, tutto si è andato aggravando. Prenda Mani Pulite: ci hanno messo due anni a far passare i ladri per vittime e i magistrati da colpevoli».

Certo l’intreccio fra criminalità e politica emerso in questi giorni è inquietante…

«Io credo che dovrebbe essere la mafia a indignarsi per il fatto di essere appaiata a questa banda di scalzacani».

Cosa pensa della coloritura ideologica che si è voluta dare a questa inchiesta? Si è parlato di “mafia nera”, di “fasciomafia”…

«Macché mafia nera, qui ci sono dentro tutti. C’è il Pd, c’è Forza Italia… Qui è tutto marcio e l’unico modo per uscirne sarebbe una rivolta di tipo tunisino».

E ne vede all’orizzonte i presupposti?

«Vedo solo che l’unico movimento che voleva spazzare via in modo pacifico la classe politica, il Movimento 5 Stelle, è attaccato sistematicamente».

Ma secondo lei il Comune di Roma andava sciolto?

«Per molto meno si sono sciolti altri comuni. Certo, resta il problema, soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, dello scioglimento della Capitale. Sarebbe una cosa che certo non farebbe il gioco dell’economia italiana, ma d’altra parte anche gli scandali non ci fanno gioco. Parliamoci chiaro, ma chi è che verrebbe oggi a investire in Italia? Solo altri delinquenti».

Di fatto il Viminale non scioglierà il Comune ma il prefetto starà alle calcagna del sindaco. Classica soluzione all’italiana?

«Il problema è questo: chi ci garantisce che i commissari non siano a loro volta collusi? Quis custodiet ipsos custodes? Lo stesso Cantone mi dà l’idea di essere una persona perbene, per quanto oggi ci si possa fidare, ma egli stesso dovrà servirsi di 20 funzionari: chi ci dice che a loro volta queste persone non siano marce? Il popolo italiano deve rendersi conto di questo, ma temo che una buona parte di loro sia collusa, altrimenti uno scandalo del genere avrebbe già causato una rivolta».


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